L'inflazione sta esplodendo, proteggiti così...
02 December, 2021
In questo articolo andiamo a vedere qual’è il vero motivo, che nessuno ti svela, per il quale abbiamo previsto con 1 anno di anticipo questo periodo di elevata inflazione, e soprattutto, alla fine del video, come sfruttare l’inflazione a nostro vantaggio nel nostro portafoglio d’investimenti.
Molti studiosi affermano che il quantitative easing generi inflazione, ma non ci sono abbastanza evidenze empiriche per affermare ciò. Se il Quantitative Easing sia inflazionistico o meno, è dettato in gran parte dal fatto che sia accompagnato da un'elevata spesa fiscale, poiché il ruolo del QE in questo caso diventa principalmente quello di ricapitalizzare il sistema bancario e “monetizzare” i deficit fiscali.
L'inflazione può essere causata da diversi fattori politici e psicologi, ma il fattore principale si riconduce all’aumento dell’offerta di moneta ed al contemporaneo aumento della velocità del denaro rispetto all'offerta produttiva di beni e servizi nell'economia. In opposizione a ciò, la deflazione deriva dal progresso tecnologico e dal miglioramento della produttività, da livelli di debito eccessivi che limitano la spesa dei consumatori e da un’eccessiva offerta di offerta di beni e servizi rispetto sia alla domanda che alla quantità di moneta presente nel sistema.
Alcuni studiosi sostengono che per assistere ad un’inflazione elevata sia necessaria un'elevata velocità del denaro, ma ciò non è sempre vero. Gli anni '40 hanno avuto solo un breve picco nella velocità del denaro, ma in quel decennio la valuta ha perso un terzo del suo potere d'acquisto a causa di livelli elevati di inflazione. Negli anni '70 la velocità della circolazione della moneta è rimasta relativamente piatta, ma l’inflazione negli Stati Uniti è invece stata molto elevata.
Gli anni '90 hanno avuto una forte rimbalzo della velocità del denaro fino ai massimi pluridecennali, ma bassa inflazione. In effetti, la velocità finisce per essere un indicatore coincidente.
Guardando ai dati storici, la tendenza strutturale dell’inflazione sembra tendere a valori relativamente bassi, il che, storicamente, dovrebbe essere visto come un aspetto positivo. Tuttavia, poiché l’economia americana è strutturata attorno ad un sistema basato sul debito, la deflazione è vista dai responsabili delle politiche economiche come una minaccia per l’integrità del sistema economico.
Dopo che i tassi di interesse a breve termine hanno raggiunto il limite zero e la base monetaria si è espansa notevolmente, la politica monetaria esaurisce gli strumenti convenzionali. Di conseguenza, in corrispondenza di un picco di un ciclo del debito a lungo termine, storicamente subentra la politica fiscale attraverso enormi deficit fiscali come si vede dalla tabella,
ed una parte significativa di quei deficit viene “monetizzata”, il che significa che nel caso in cui il governo abbia una forte influenza sulla banca centrale, in questo caso la Fed, può vendere ad essa i propri titoli costringendola ad emettere moneta al fine di finanziarne l’acquisto e coprire il proprio deficit.
Il prestito di capitale del governo da fonti di capitale privato nell'economia e la sua ridistribuzione altrove può essere stimolante, a seconda di quanto sia produttiva quella spesa. Tuttavia, quando la Federal Reserve espande la base monetaria per finanziare la spesa del governo come forma di monetizzazione del debito (e specialmente se pone un limite ai rendimenti dei titoli di stato al di sotto del tasso di inflazione prevalente), si può venire a configurare una svalutazione diretta della valuta.
Il fatto che sia stimolante in senso reale (cioè tenendo in considerazione l'inflazione) dipende da quanto produttivamente viene utilizzato il capitale. Questo perché l'autorità fiscale sta utilizzando effettivamente del denaro, senza prelevarlo però da alcun prestatore privato, ovvero si assiste ad una “creazione di nuova moneta”.
Negli anni '30 ed all'inizio degli anni '40, quando il moltiplicatore monetario era praticamente statico e l’ambiente economico era disinflazionistico, si assistette ad un forte aumento della base monetaria ed ampi deficit fiscali, mentre i tassi di interesse erano limitati al di sotto del tasso di inflazione.
Il rapporto totale tra debito e M2 nel sistema ha raggiunto dei massimi di lungo termine nel 1933 e nel 2008, quando i tassi hanno toccato il limite dello zero e la banca centrale statunitense ha ampliato la base monetaria.
Negli anni successivi ai picchi del 1933 e del 2008, si è verificato un evento di riduzione del debito rispetto alla massa monetaria (M2), che non è stato inflazionistico ed è stato diretto principalmente dalla politica monetaria. In corrispondenza della seconda guerra mondiale, dopo che la spesa fiscale rimase relativamente stabile alla fine degli anni '30, la spesa fiscale aumentò in maniera considerevole e causò una forte inflazione negli anni successivi.
La principale conseguenza di queste scelte può essere un'inflazione incontrollata, soprattutto perché le conseguenze della politica monetaria e fiscale non sono immediate.
Questo perché inizialmente la velocità di circolazione della moneta è bassa ed i livelli di debito sono elevati. Alcuni studiosi indicano la velocità di circolazione della moneta come fattore precedente rispetto all'inflazione, ma storicamente è il contrario; la velocità di circolazione della moneta non aumenta fino a quando l' offerta di moneta non cresce ed il rapporto tra debito e massa monetaria (M2) non comincia a ridursi.
Quando il debito a livello di sistema è basso, i tassi di interesse sono piuttosto alti, il tasso di crescita economica è positivo, le banche concedono facilmente nuovi prestiti e l’inflazione è sopra lo zero, la politica monetaria assume un ruolo primario mentre la politica fiscale assume un ruolo di supporto (anche se comunque fondamentale).
La manipolazione dei tassi di interesse in tale contesto ha un effetto notevole sull'inflazione, e le banche centrali hanno un'influenza notevole nella scelta tra crescita inflazionistica e contrazione deflazionistica. I responsabili delle politiche fiscali, nel frattempo, hanno un’influenza limitata perché ampi deficit in un ambiente di questo tipo generano un'inflazione più elevata.
Gli anni Cinquanta e gli anni Duemila sono stati caratterizzati dal predominio della politica monetaria, in particolare negli Stati Uniti. Quando il debito a livello di sistema è elevato, i tassi di interesse raggiungono il limite dello zero e l'inflazione rilevata è bassa, la politica monetaria esaurisce gli strumenti convenzionali.
A quel punto, la spesa fiscale diventa uno strumento più rilevante al fine di stimolare la crescita economica. La spesa fiscale ha in quel caso la priorità sulla politica monetaria. Gli anni '40 e gli anni '20 sono stati caratterizzati dal predominio della politica fiscale negli Stati Uniti.
Riteniamo quindi di essere nella prima ondata esplosiva di un ciclo inflazionistico negli Stati Uniti e a livello globale che aumenterà i prezzi a un tasso annualizzato molto più elevato e per un periodo significativamente più lungo di ciò che è prezzato oggi sui mercati finanziari.
I fattori che guidano la nostra visione includono carenze strutturali nelle industrie delle materie prime dovute a sottoinvestimenti cronici, incrementi dei salari attraverso una forza maggiore del lavoro e squilibri insostenibili tra debito pubblico e PIL che rendono una nuova tendenza inflazionistica il percorso politico di minor resistenza e di maggior probabilità.
Come tema di investimento macro generale Crediamo in ciò che viene soprannominato la Grande Rotazione. Questo è un passaggio altamente probabile, a nostro avviso, dalle attività finanziarie iper-sopravvalutate e sensibili ai tassi d’interesse, compresi i titoli a reddito fisso con rendimenti reali negativi, versoil segmento più sottovalutato del mercato che si concentra sui beni materiali al centro dell'economia globale. Nella nostra analisi, le società coinvolte in questi settori offrono il miglior rapporto rischio-rendimento di sempre.
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